Vetrine e pagine

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    Dopo il loro incontro a San Valentino era passato qualche mese senza che Malo vedesse Alice di persona. Ovviamente avevano continuato a sentirsi via messaggio, sempre un po' a 'scoppio ritardato' nel caso di Malo che spesso si ritrovava a rispondere e visualizzare ore dopo,dovendo ignorare per forza di cose la piccola iconcina sullo schermo del PokéGear che lo avvisava di un nuovo messaggio, ma alla fine erano riusciti ad organizzare un altro incontro in un paio di giorni che entrambi si trovavano casualmente a Virgo Town.
    Malo avrebbe preferito sinceramente qualsiasi altra città della regione; Virgo Town, con le sue strade perfettamente pulite e gli abitanti dove pure i barboni sembravano indossare vestiti firmati(sempre ammesso esistessero, i barboni, a Virgo) lo facevano sentire assolutamente fuori posto.
    Non una cartaccia per terra, non un graffito o scritta idiota sui muri, e soprattutto era piena di aiuole, giardinetti e parchi. Che per carità, era sicuro fosse una cosa bellissima che la città riuscisse a mantenere un tale standard, ma... almeno in lui la domanda sorgeva spontanea: come?
    Non era naturale per una città essere cosi pulita. (E no, Malo non aveva idea delle multe salatissime scroccate a chiunque osasse anche solo far cadere una carta per terra)
    In ogni caso, si trovavano lì per fare un giro per negozi e poi alla biblioteca dove Alice aveva espresso un certo desiderio di passare, e si erano dati appuntamento in una delle piazzette piu' piccole vicino al Centro Pokémon; indossava il paio di soliti jeans scoloriti blu chiaro e una canotta senza maniche, i tatuaggi su braccia e spalle ben in vista. I capelli che aveva lasciato allungare ormai erano arrivati alla nuca, e ogni tanto si trovava ancora a rimanere stranito nel passarci una mano attraverso- li aveva tenuti rasati quasi a zero per così tanti anni che ancora gli faceva un po' strano.
    Con se' aveva una borsa di carta che conteneva, piuttosto stranamente per lui, un libro. Di fatto era il libro sull'Isola del Tesoro che la stessa Alice gli aveva prestato ormai diverso tempo prima. A spizzichi e bocconi, poco alla volta, lo aveva infine finito; un po' era orgoglioso di esserci infine riuscito e di poterglielo ora restituire(nonchè annunciare), anche se una piccola parte di lui un po' si vergognava di averci messo così tanto. Insomma, Alice probabilmente leggeva libri come quelli in un paio di giorni...
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    Come sempre quando erano costretti a stare lontani per giorni, Alice sentiva moltissimo la mancanza di Malo ed era letteralmente scoppiata di felicità, quando erano riusciti a darsi un appuntamento per incontrarsi e passare un po’ di tempo insieme. Addirittura una giornata intera… era letteralmente incredibile, considerato quanto Malo avesse da lavorare, ma Alice non aveva certo l’intenzione di lasciarsi sfuggire quell’occasione e aveva accettato con grande entusiasmo. In teoria, per quella giornata aveva programmato un po’ di shopping e una visita in biblioteca e per quanto avesse ripetuto a Malo che poteva tranquillamente passarci un altro giorno, lui le aveva detto che non voleva farle cambiare i propri piani e che l’avrebbe accompagnata.
    Era molto contenta, di questa cosa, ma sperava che Malo non si annoiasse… avrebbe fatto in modo che non succedesse, si ripromise, mentre legata i capelli in una coda alta con un nastro bianco e sistemava la camicetta lilla che aveva scelto per quel giorno. Portava anche una gonna bianca a balze, semplice ma carina, anche se aveva paura che fosse un po’ troppo corta. La commessa del negozio dove l’aveva presa le aveva assicurato di no e lei si era fidata, anche se stava perdendo un paio di minuti a guardarsi allo specchio, come a chiedersi se fosse meglio mettere un paio di pantaloni.
    Fece una smorfia e lanciò un’occhiata allo Zoroark accanto a lei come a chiedergli consiglio: lui non si mosse, ma la fissò con un’espressione che Alice sembrò capire troppo bene.
    «D’accordo, d’accordo, la smetto di essere insicura» borbottò, fingendosi offesa e guardando per un attimo il Pokémon, prima di afferrare la borsa e decidersi a uscire. Lo Zoroark la seguì, mettendosi poi al suo fianco, silenzioso e discreto come sempre: loro due erano ormai diventati inseparabili e Alice si era affezionata tantissimo al Pokémon, anche se doveva ricordarsi sempre che non era suo e che prima o poi la Polizia avrebbe trovato il suo Allenatore. Forse era per quello che non gli aveva ancora dato un soprannome.

    La primavera era finalmente arrivata e Alice era felicissima: adorava il colore dei fiori sbocciati, il profumo, il sole che tramontava tardi la sera, gli alberi verdi e carichi di frutti. Era la sua stagione preferita e – per quanto amasse Pisces Bay – era felice che per quel giorno avessero deciso di vedersi a Virgo Town. Sapeva che non era proprio la città più nelle corde di Malo… però non pioveva e non faceva freddo. Era bello, per una volta, godersi il sole.
    Non ci mise molto ad arrivare al luogo dell’appuntamento e ci mise ancora meno per individuare la figura di Malo. Si trovava di profilo, rispetto a lei, e teneva in mano una busta di carta (chissà cosa c’era dentro). Aveva le spalle scoperte come al suo solito e lei si prese un paio di minuti per osservarlo senza che si accorgesse di lei. Seguì con lo sguardo i tratti dei tatuaggi che gli segnavano la pelle, scorse la linea definita delle spalle e scese giù, fino all’avambraccio e alle mani rovinate dai lunghi anni di lavoro manuale. I capelli ormai gli erano cresciuti e Alice ne era contenta: le piaceva anche con i capelli corti (ovviamente), ma la sensazione di passargli le dita tra i capelli era stupenda e lei era felice che avesse deciso di tenerli lunghi per un po’.
    Si accorse di sospirare come una dodicenne di fronte alla sua prima cotta solo quando Zoroark le lanciò un’occhiata interrogativa come a chiederle: “Vogliamo restare qui impalati tutto il giorno?
    Si schiarì la voce appena imbarazzata e riprese a camminare, avvicinandosi al ragazzo che la stava aspettando.
    «Malo!» esclamò, attirando la sua attenzione, prima di cingergli il collo con le braccia. Ormai, per lei abbracciarlo era diventato naturale quanto respirare e anzi contava i giorni che le mancavano per potersi avvicinare ancora a lui.
    «Come stai?» impossibile non notare quanto fosse contenta di rivederlo.
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    Momentaneamente distratto, Malo non notò immediatamente l'arrivo di Alice, che così potè rimirarselo con calma per un po'(che gran dispiacere, guarda). Dopo una decina di secondi però notò con la coda dell'occhio la figura dello Zororark- era un Pokémon piuttosto raro, saltava all'occhio-, seguita immediatamente dopo dalla figura più minuta di Alice e soprattutto dalla sua voce. Nel sentirsi chiamare il ragazzo non riuscì a non sorridere istintivamente, alzandosi dalla panchina appena in tempo per ricambiare l'abbraccio, sollevandola appena da terra per un attimo in uno slancio improvviso. Per un attimo restarono così, stretti l'uno all'altra, con Alice praticamente appesa al suo collo a dirla tutta, e il Pokémon Buio che li guardava come sempre in silenzio con uno strano interesse.
    Non sapeva se fosse una sua impressione perchè era stato presente quando si era evoluto e tutto, ma Malo aveva sempre avuto la sensazione che quel Pokémon lo esaminasse.
    « Come sempre, nulla di nuovo...» rispose vago quando finalmente il collo iniziò a fargli un po' male e dovette sciogliere l'abbraccio, alzando una mano a massaggiarsi la nuca.
    « Tu invece?» chiese, sia come risposta naturale che per cambiare rapidamente argomento. La borsa che teneva in mano e si era un po' stropicciata nell'abbraccio attirò la sua attenzione, e Malo la porse alla ragazza dopo qualche secondo.
    « Umh... questo è per te... in teoria è tuo, insomma.» commentò, di colpo un po' imbarazzato. Non è che ci aveva messo così tanto che Alice nemmeno si ricordava di averglielo prestato, no...? Ma no, che idiozia.
    Non appena la ragazza avesse aperto la busta quel tanto che bastava a riconoscere il libro, Malo tossicchiò.
    « L'ho finito e volevo ridartelo.» commentò, lanciando un'occhiata al libro, che sembrava per fortuna in buone condizioni. Un paio di volte lo aveva letto in condizioni non proprio sicurissime per un libro, come vicino all'acqua... o a certi suoi Pokémon. Tranne forse le pagine un po' ingiallite per averlo letto spesso all'aria aperta, tuttavia, non presentava danni. Alla fine del libro sporgeva appena quella che sembrava una grossa piuma nera (probabilmente di Mandibuzz), che aveva usato come segnalibro.
    « Mi è... piaciuto.» aggiunse, suonando quasi sorpreso lui stesso. Se un paio di anni prima qualcuno gli avesse detto che avrebbe letto un libro dall'inizio alla fine, si sarebbe messo a ridere, e invece... eccolo lì.
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    Se Alice lo stava guardando con espressione adorante, al contrario lo Zoroark accanto a lei fissava Malo con estrema attenzione e un’espressione indecifrabile: per Alice, al contrario di quanto accadeva con i suoi altri Pokémon, non era facile capire che cosa passasse per la testa di quella creatura. Un po’ le dispiaceva perché, per quanto ancora non lo considerasse suo, avrebbe voluto stringere un legame più forte con quel Pokémon. Allo stesso tempo, si disse che era un bene, perché altrimenti avrebbe sofferto troppo nel vederlo andare via, una volta che la Polizia avrebbe ritrovato il suo Allenatore.
    Comunque, lo Zoroark sembrò non volersi perdere nemmeno un dettaglio della figura di Malo che, alla fine, si accorse di lui e della ragazza sorridente che gli stava accanto. Alice si lasciò sfuggire una risata divertita e stupita, nel sentirsi sollevare per un attimo: non sapeva spiegarsi bene il perché, ma le differenze fisiche tra lei e Malo le erano sempre piaciute moltissimo. Adorava che fosse più alto di lei, che le sue braccia riuscissero a sollevarla senza alcuno sforzo apparente e che le sue spalle sembrassero in grado di sostenere qualsiasi peso.
    Lo Zoroark, nonostante li guardasse, non era una presenza ingombrante, al contrario: era talmente discreto che a volte ci si poteva anche scordare che fosse presente.
    Alla risposta del ragazzo, Alice annuì: a lei andava bene che non ci fossero novità, significava che la vita proseguiva tranquilla e lei non poteva chiedere di meglio. Aveva sempre paura che il lavoro di Malo lo costringesse a partire e a stare lontano da lei per molto tempo, quindi era sempre contenta di sapere che non c’erano novità all’orizzonte.
    «Oh, io niente di che» rispose ora, indugiando ancora un po’ stretta a lui, rima di decidere di staccarsi sia per non dar4e spettacolo (?) sia per non infastidirlo troppo. «I miei Pokémon e io ci stiamo allenando molto: credo che fra poco saremo pronti per l’ultima palestra, a Gemini» in realtà, dopo aver vinto sette medaglie, Alice riusciva a parlare di quell’argomento con incredibile tranquillità: certo, il giorno della sfida sarebbe stata sicuramente emozionatissima, ma ormai era passato il tempo in cui non ci dormiva quasi la notte per l’agitazione.
    «Spero che riuscirai a venire a vedermi» aggiunse poi, ricordandosi perfettamente la sfida contro Drake, con la presenza rassicurante di Malo accanto a lei. Per un po’ era stata convinta che si sarebbe vergognata molto a combattere di fronte a lui, invece alla fine aveva scoperto di essere perfino più sicura di sé.
    Alla fine, com’era naturale, alice iniziò a occhieggiare la borsa: Malo o non Malo, era sempre una delle persone più curiose sulla faccia della Terra e non avrebbe certo potuto aspettare molto (?) prima di chiedergli che cosa ci fosse dentro. Ma lui l’anticipò e aprì la busta, tirando fuori il libro che gli aveva prestato qualche mese prima, L’isola del tesoro. Gliel’aveva dato sperando che gli piacesse: insomma, dopotutto parlava di avventure, di pirati, di un tesoro…le sembrava proprio il genere di Malo, ma ora si ritrovò in dubbio e si disse che forse non era riuscito ad andare avanti nella lettura.
    Invece, con suo grande stupore, le disse non solo che l’aveva finito, ma che gli era anche piaciuto. E lei non poté fare a meno di rivolgergli un enorme sorriso, mostrando la propria felicità.
    «Che bello! Sono così contenta che ti sia piaciuto!» esclamò ora, non dando segno di prendersela per i piccoli segni di usura sul libro: anzi, ora le sembrava ancora più bello e le sue pagine si erano impregnate del profumo del mare. «E qual è il tuo personaggio preferito? Credi che sia davvero possibile che da qualche parte nell’oceano ci sia un tesoro nascosto? Quanto mi piacerebbe trovarlo» come succedeva sempre, la fervida immaginazione di Alice era ormai partita in quarta e lei già si immaginava a sbarcare su un’isola deserta alla ricerca di un leggendario tesoro insieme a Malo.
    Si rese conto dopo un po’ che erano ormai diversi minuti che se ne stavano lì impalati: forse era meglio iniziare a muoversi.
    «Io direi di iniziare con i negozi: è ancora presto e non fa molto caldo. Più tardi possiamo andarci a rifugiare in biblioteca e goderci un po’ di pace e aria fresca, che ne dici?» sorrise, felicissima all’idea di passare tutto il pomeriggio con Malo, per di più in giro per negozi e poi in biblioteca. Quasi non poteva crederci!
    Sarebbe stata una giornata meravigliosa, se lo sentiva.
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    Malo si rese conto del collo un po' dolorante solo quando sciolsero l'abbraccio e Alice ebbe lasciato la presa. Il dolore era un po' pulsante, ma non gli interessava; era più interessato a godersi ogni attimo che poteva passare con Alice, considerato che non si vedevano spesso. All'annuncio che Alice era pronta a sfidare la prossima e ultima palestra, Malo rispose con un sorriso.
    « Ma certo.» ribattè, anche se effettivamente non poteva esserne sicuro. Non poteva sapere se Talos avrebbe deciso di affidargli un incarico altrove proprio quei giorni... con Pisces la cosa aveva funzionato perchè aveva finto di recarsi lì per spiare che aveva fornito l'alibi perfetto ai suoi superiori in Talos, ma per Gemini la stessa motivazione non avrebbe retto. In effetti non era nemmeno sicuro di sapere chi fosse il Capopalestra di Gemini-e già il fatto che non sapeva fossero due la diceva lunga.
    « E' tipo... psico, giusto?» chiese, più o meno l'unica cosa che sapeva della palestra.
    « Userai lui, quindi?» chiese in aggiunta, lanciando un'occhiata compiaciuta allo Zoroark.
    « E a proposito, gli hai dato un soprannome? Non dirmi che lo chiami ancora Zoroark, dai.» commentò, il tono un misto di sorpresa e presa in giro. Sapeva bene che Alice non voleva dargliene uno per non affezionarsi, ma... sapeva anche che la motivazione della ragazza per quanto nobile era assolutamente inutile.
    « Ormai sono passati mesi.» commentò, cercando sottilmente di spingerla ad accettare la cosa.
    « Se non hanno trovato il suo allenatore in tutto questo tempo... si sentirà escluso dal resto della squadra, scommetto.» aggiunse, provando poi con un'altra motivazione. Insomma, perfino lui dava nomi a tutti i suoi Pokémon.
    Si era aspettato una reazione da Alice, ma quando lei gli rivolse quel sorriso enorme nemmeno avesse annunciato di aver scalato la montagna più alta di Owari invece di aver semplicemente letto un libro, Malo non riuscì a trattenersi dal distogliere per un attimo lo sguardo, imbarazzato.
    In realtà leggere quel libro era stato per lui motivo di un certo orgoglio; all'inizio, soprattutto nelle prime pagine, per lui che non era abituato a leggere molto in generale era stato un po' difficile abituarsi. Lo aveva anche messo in difficoltà all'inizio il linguaggio usato dall'autore, un po' all'antica. Dopotutto non era esattamente un libro recente, e molte parole usate soprattutto da personaggi che usavano una parlata un po' "raffinata" con termini un po' ricercati come il dottore lo avevano portato a usare un dizionario installato sul Pokégear. Aveva preso l'abitudine di consultarlo mentre leggeva, il che lo aveva ulteriormente rallentato per i primi capitoli. Molto diversa era la situazione quando invece la storia si era spostata effettivamente in mare; se lì invece tutti i termini tecnici sulla navigazione e sulle navi sarebbero risultati sconosciuti a molti, Malo non aveva avuto difficoltà, provando una certa strana soddisfazione nel riconoscere tutte quelle parole sentite tante volte ma viste raramente scritte.
    « Oh... Jim, forse.» commentò dopo un attimo di riflessione, riferendosi al protagonista. Non era troppo sorprendente che il piscesiano avesse trovato in simpatia il ragazzo protagonista, probabilmente immedecisimandosi inconsciamente un po'.
    Padre morto o(nel suo caso) assente, cresciuto con la madre, trascinato in un'avventura in mare... un po' di somiglianze c'erano.
    « Ma anche Silver mi è piaciuto molto.» aggiunse dopo un attimo. Sembrò voler aggiungere qualcosa, ma dopo un attimo si trattenne, con una punta di imbarazzo nella voce.
    « So che è il cattivo della storia, ma... non proprio, insomma.» commentò, a mò di spiegazione. Era piuttosto ovvio per quale motivo lo aveva colpito il rapporto che si sviluppava nel corso del libro tra il protagonista e il pirata: anche lui come Jim si era trovato a vedere in altre figure non proprio positive dei surrogati della figura paterna. Ma se in qualche modo sembrava averlo realizzato, almeno realizzato, almeno inconsciamente, non sapeva bene come esprimerlo a parole.
    « E sicuro.» aggiunse con un sorrisetto alle parole di Alice.
    « Anche a Pisces si dice che ci siano una mezza dozzina di tesori sepolti nella baia, tra le grotte sottomarine e insenature varie tra gli scogli. Chissà in tutto il resto del mondo.» commentò.
    Nel frattempo si erano messi in cammino; con le mani ora libere dal sacchetto seguì Alice mentre si avviavano verso un viale alberato (come se a Virgo ci fosse un viale non alberato, in effetti).
    « Va bene.» commentò con giusto una punta di insicurezza, mani infilate in tasca mentre lanciava un'occhiata alle prime vetrine dei negozi. La verità era che Malo non aveva mai avuto tutta questa grande esperienza con lo shopping, o comunque ancor meno della media di un ragazzo qualsiasi. Per lui comprare vestiti si era sempre ridotto all'acquistare la prima cosa decente che poteva permettersi quando ne aveva assolutamente bisogno, cioè quando il suo vestiario precedente iniziava a cadere letteralmente a pezzi. Non era abituato a farlo per piacere, tantomeno ad avere la scelta di decine e decine di negozi. Un paio di sfizi da quando la sua disponibilità economica era aumentata se li era tolti, ma anche lì, era sempre stato perchè aveva avuto bisogno di una nuova giacca o altro... le abitudini erano dure a morire.
    E soprattutto, Malo non aveva la più pallida idea del come fosse fare shopping per una ragazza: era un po' come se di colpo fosse diventato consapevole di tutta la.... roba che le ragazze avevano da scegliere oltre ai vestiti.
    Scarpe. Trucchi. Gioielli. Ancora scarpe. Vestiti. Borse. Accessori. Si fermò a guardare di sfuggita una vetrina con dei trucchi, non perchè gli interessasse ma perchè il cartello che illustrava gli articoli in sconto conteneva cose che lui non suonavano nemmeno esistessero.
    Cosa diavolo era un blush?
    « Vuoi... umm... guardare qualcosa qui?» chiese, per un attimo con una punta di paura all'idea che dicesse "sì", solo per poi ricordarsi che Alice non sembrava amare molto i trucchi.
    Grazie ad Arceus.
    Ma era sempre meglio chiedere per correttezza.
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    Sorrise soddisfatta al pensiero di combattere contro Aidan e Nadia con Malo ad assistere. Certo, c’era sempre la possibilità che quel giorno dovesse lavorare, ma avrebbe fatto di tutto per trovare una data che andasse bene a entrambi.
    «Sì, tipo Psico… anche se sono sicura che i gemelli avranno in serbo degli assi nella manica» replicò, alla domanda di Malo, facendo pensierosa per qualche istante. Era ormai diverso tempo che si studiava la squadra di Aidan e Nadia e non aveva alcun dubbio che quello sarebbe stato lo scontro più complicato a cui avrebbe partecipato. Non solo i due gemelli erano i più forti dopo i Campioni della Lega, ma pochissimi allenatori erano riusciti a giungere fino a loro e solo una era riuscita a sconfiggerli. Pertanto, esistevano pochissimi filmati e pochissime informazioni riguardo le loro tecniche di combattimento che – per la maggior parte – restavano ancora una sorpresa.
    Alice era certa che si sarebbe trovata di fronte non solo dei Pokémon fortissimi, ma anche in grado di metterla seriamente in difficoltà forse era per questo che stava rimandando quello scontro. Ancora non si sentiva del tutto pronta.
    «In più, sarà una lotta in doppio e per quanto ne abbia fatte molte, da quando sono Allenatrice, è la prima volta che affronto uno scontro ufficiale in questo modo. Non so, sono un po’ preoccupata» confessò ora, abbandonando i propri pensieri e tornando a guardare Malo che – in quel momento – aveva portato la propria attenzione verso lo Zoroark.
    Alla domanda del ragazzo, Alice si ritrovò a sospirare. «Vorrei, sì. Ormai è molto tempo che siamo insieme e ci alleniamo costantemente, ma non so… Lui non è mio. Mi sembra scorretto utilizzarlo in uno scontro in palestra» affermò ora, lanciando un’occhiata al Pokémon che le stava accanto e che sembrava molto interessato alla conversazione fra i due ragazzi. Era una creatura tranquilla, forse un po’ scostante ma che aveva sempre mostrato molto affetto per Alice, probabilmente per ringraziarla di averlo salvato dalle grinfie di quei malviventi. Eppure, nonostante tra di loro si fosse sviluppato un bel rapporto, la ragazza continuava a frenarsi e a ricordarsi che – prima o poi – quello Zoroark molto probabilmente l’avrebbe abbandonata.
    «Tu che ne pensi?» domandò ora a Malo, corrugando appena la fronte. In realtà, non era la prima volta che Alice e il Pokémon affrontavano quel discorso e lo Zoroark era sempre apparso intenzionato a combattere, ma lei continuava a non esserne sicura. Doveva rifletterci ancora su. Comunque, quasi come a dire che di quella cosa ne avevano parlato fin troppe volte, il Pokémon lanciò un’occhiata verso Malo che sembrava vagamente rassegnata, come a dire: “Convincila tu, a me non dà retta”.
    Era una creatura incredibilmente… “umana”, molto di più rispetto a tutti gli altri Pokémon di Alice.
    « E a proposito, gli hai dato un soprannome? Non dirmi che lo chiami ancora Zoroark, dai.»
    A questo punto, la ragazza arrossì (in effetti era troppo tempo che non lo faceva, iniziavamo tutti a preoccuparci) e borbottò qualcosa di poco comprensibile, prima di schiarirsi la gola e decidere di parlare come tutte le persone normali. «Ancora no, però ho cominciato a guardarmi un po’ in giro e… insomma, ce ne sono alcuni che mi piacciono, ma ancora non glieli ho proposti» lanciò un’occhiata allo Zoroark come in attesa di un suo parere: insomma, magari l’idea di avere un soprannome non gli andava a genio…
    Le ultime parole di Malo la colpirono profondamente: sgranò appena gli occhi e alternò lo sguardo fra i due, un po’ in apprensione. «Oh, cielo, non ci avevo pensato. No, ovviamente non voglio escluderti dalla squadra…» cosa che ovviamente non capitava, dato che gli altri Pokémon di Alice avevano accettato lo Zoroark con grande entusiasmo, facendolo sentire subito parte della famiglia.
    Quando il discorso virò sul libro che Alice aveva prestato a Malo, la ragazza si dimenticò per un attimo della “questione soprannome” e concentrò tutta la propria attenzione sul piscesiano. «Oh, Jim mi piace moltissimo, è un personaggio così imperscrutabile… ma adoro anche il capitano Flint, anche se nel libro non viene mai presentato di persona» strano ma vero, nella finzione Alice non aveva alcun problema a parteggiare per i “cattivi”. Anzi, probabilmente erano quelli che le piacevano di più perché spesso erano quelli sviluppati meglio.
    Scosse poi il capo, come a voler respingere quella specie di “scusa” di Malo. «Non proprio, esatto. In realtà è un personaggio molto complesso e il rapporto che ha con Jim è interessante e molto particolare. Non è affatto strano che ti piaccia, io lo adoro» confessò, sorridendo allegra, prima di sgranare gli occhi e afferrare un braccio di Malo, in risposta alla domanda che gli aveva posto poco prima.
    «Dici sul serio gli domandò ora, fissandolo come se le avesse appena detto che avrebbe potuto avere un’intera fornitura di dolci gratis a vita. «Dobbiamo assolutamente trovarne uno, ti prego esclamò, stringendolo appena sul braccio, come a fargli capire quanto fosse importante quella cosa (?). «La prossima volta che andiamo a Pisces Bay, partiremo alla ricerca del tesoro» sì, insomma, aveva deciso per conto suo, come sempre.
    Emozionatissima all’idea di mettersi a esplorare grotte, insenature e relitti sommersi, Alice iniziò a camminare lungo il marciapiede della via principale di Virgo. Nonostante la bella giornata, non c’erano moltissime persone in giro e questo la rilassò, perché voleva dire che lei e Malo avrebbero potuto guardare le vetrine in pace, senza paura della calca.
    Immaginava che l’idea di andare per negozi al ragazzo non facesse molto piacere, ma Alice si era ripromessa di cercare di far funzionare la loro relazione il più possibile e ciò significava provare anche cose diverse sia per l’uno che per l’altra. Malo le aveva fatto fare molte esperienze e l’aveva fatta uscire dalla sua comfort zone, quindi lei avrebbe fatto lo stesso con lui, anche se ciò significava semplicemente un pomeriggio di shopping. Certo, non aveva intenzione di trascinarlo chissà dove, ma una passeggiata all’aperto e qualche piccola sosta ogni tanto per provare qualche vestito non sarebbe stata poi la fine del mondo.
    Alla prima vetrina, Alice lanciò solo un’occhiata distratta: non che non si truccasse, ma lo faceva molto raramente e di sicuro non aveva bisogno di tutta quella roba che non sapeva nemmeno come funzionasse. Per quanto riguardava i trucchi, Alice si accontentava proprio delle basi, perciò scosse il capo alla domanda di Malo. «No, grazie. Però quello mi sembra un bel negozio» affermò ora, puntando il dito verso un negozietto all’angolo, appena fuori dalla strada principale, con esposti fuori moltissimi capi colorati e particolari. Sembrava uno di quei negozietti etnici che in realtà vendeva le cose più strane, particolari e inaspettate e non ci pensò due volte ad avvicinarsi. «Scommetto che qui c’è qualcosa che piace perfino a te» rise, guardando le decine di gonne abiti, camicie e borse esposte all’esterno. Se si osservava bene, si poteva vedere l’enorme quantità di accessori e di cose… bizzarre che erano appese all’interno del negozio. C’erano camicie a fiori, vestiti eleganti accanto a completi pieni di paillettes stile anni Settanta, copricapi bizzarri… in realtà sembrava più un mercatino dell’usato che un negozio di Virgo Town. Chissà, forse ora le cose vintage e particolari andavano di moda.
    «Dai, vediamo che cos’hanno dentro» ridacchiò piano, trascinandosi dietro Malo con delicatezza, dandogli comunque la possibilità di tirarsi indietro, se preferiva non entrare.
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    Nell'ascoltare le parole di Alice sul cosa la aspettava nel prossimo scontro in palestra e in generale da ciò che aveva visto della professione sia da Alice che in generale, Malo fu improvvisamente felice di non aver mai provato granchè l'attrazione delle lotte in Palestra, almeno non quando aveva seguito il corso alla scuola pokemon e aveva dovuto segnalare in che campo specializzarsi. Era andato sinceramente un po' per esclusione, Allevatore all'epoca gli era parso il più neutrale e quello che non lo legava troppo a partecipare a gare/palestre/catturare cose. Con il senno di poi gli era andata bene, doversi inventare anche motivi per cui non partecipava più a gare/perchè non sfidava più palestre oltre alle scuse con cui copriva il suo vero lavoro sarebbe stato ancora più complicato.
    Il fatto che poi si fosse trovato comunque a partecipare a non una ben due gare e avesse catturato la sua bella dose di Pokémon (non tutti per scopi nobili) in ogni caso gli sembrava piuttosto divertente.
    « Oh, davvero? In doppio? ... perchè sono gemelli, immagino?» chiese, iniziando a farsi un'idea migliore dei due capipalestra.
    Un attimo, gemelli, tipo psico, lotta in doppio...
    « Ma non parlano mica all'unisono o si leggono nel pensiero o altre cose strane e inquietanti, vero?» chiese, prima di cercare di cambiare argomento dopo aver notato la preoccupazione dell'altra.
    « Vedrai che andrà benissimo.» commentò.
    « Magari potremmo fare una lotta di allenamento, qualche giorno prima.» aggiunse d'impulso, prima di esitare. Era un po' restio a mostrare le capacità della sua squadra ad Alice. Da una parte era convinto che lei l'avrebbe stracciato, visto che i suoi Pokémon non avevano l'addestramento rigoroso di quelli di un allenatore, e dall'altra... il suo stile di combattimento non era mai stato esattamente "pulito" fin dall'inizio, ma da quando era entrato in Talos era diventato praticamente la norma. Finire gli scontri in fretta era il suo stile, non importa quanto brutalmente se necessario, e non sapeva come avrebbe reagito Alice se avesse scorto quella parte di lui e della sua squadra per caso.
    « Scommetto che a lui piacerebbe. E sarei curioso di vedere cosa sa fare» ribattè Malo, cogliendo l'occasione per tornare a parlare del Pokémon. Da quello che aveva visto quando lo avevano descritto all'asta al casinò, quei Pokémon avevano dei poteri piuttosto particolari.
    « Ha mai... cambiato forma, o quello che è?» chiese.
    La discussione si spostò rapidamente sul libro letto mentre iniziavano ad avviarsi, a Malo restò un po' sorpreso nel sentire che anche ad Alice piaceva il personaggio che in fin dei conti era quello che si avvicinava di più ad essere il "cattivo" della storia.
    « ... davvero?» chiese.
    Con un certo sollievo Alice rifiutò di entrare nel negozio di trucchi, puntandone invece uno dall'aspetto molto più... "normale" e caratteristico. Era praticamente l'esatto contrario della boutique piena di vestiti alla moda che costavano uno stipendio che si aspettava in genere dai negozi nelle vie più trafficate di Virgo Town, trovandosi in effetti in una viuzza un po' laterale. Suo malgrado si ritrovò a seguire Alice all'interno, iniziando a girare tra le piccole file tra uno stand (come si chiamano i cosi dove appendi gli abiti, avevano un nome stranissimo) di abiti e l'altro. Non aveva in realtà intenzione di comprare nulla, ma c'era così tanta roba tra la più disparata lì dentro che si trovò comunque ad essere interessato nonostante tutto.
    Un paio di vestiti in particolare attirarono la sua attenzione, anche solo per i colori vivacissimi che spiccavano in mezzo a tutti gli altri come un pugno in un occhio. Sembravano due completi da uomo e da donna abbinati, e se la parte superiore sarebbe pure potuta passare per qualcosa che veniva indossato a Taurusville (e Malo un po' si odiò da solo nel riconoscere lo stile), i pantaloni erano.... particolari era dir poco. Un tripudio di rosa e azzurro con sopra stampati una miriade di fiori colorati in perfetto stile hippie.
    «... ma chi si mette roba del genere?» commentò Malo a bassa voce, lanciando un'occhiata alla padrona del negozio, una signora sui sessant'anni che... sì, da come era vestita era probabilmente stata una teenager quando vestiti come quelli andavano di moda.
    Ok che lui veniva da Pisces dove si usava ancora il tricorno settecentesco, ma quella era tradizione ed era un simbolo di status dei Capitani della Flotta... non credeva che chi andava in giro conciato così sfoggiasse simbolo di alcunchè.
    « Oh ragazzo, ti piace quel completo?» commentò la signora notando cosa stava guardando- non era difficile, erano anche gli unici clienti al momento. Malo sussultò appena e si voltò a guardarla, l'aria vagamente terrorizzata di un animale messo in trappola.
    Oh no. Sentiva già la domanda in arrivo...
    « Perchè non te lo provi?»
    No. Non poteva. Non solo era ridicolo, e rosa, ma era pure simile a roba indossata a Taurusville(l'affronto piu' grande di tutti).
    « I-io in realtà-» la signora continuò a fissarlo con la stessa aria piena di aspettativa e per qualche assurdo motivo a Malo ricordò improvvisamente sua madre, nonostante i forse quindici anni in piu'.
    C'era qualcosa nel tono e nella sua postura che rendevano impossibile rifiutare.
    « ... ok.» borbottò, afferrando le grucce e andando a cambiarsi.
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    Alla prima domanda, Alice si voltò un attimo verso Malo e annuì, lanciandogli un’occhiata eloquente come a dire: “Esatto, proprio così”, ma che sembrava nascondere anche un “Alquanto banale, no?” che forse da una ragazza dolce e gentile come lei era decisamente inaspettato (?).
    La seconda domanda, invece, la fece ridere. «Temo di sì, almeno da quanto ho visto dalle poche lotte ufficiali in palestra» non erano arrivati in molti, dai gemelli, e questo rendeva il compito di Alice più duro, dato che aveva poche informazioni su cui basarsi.
    Alla proposta di una lotta, la ragazza si illuminò e guardò il ragazzo accanto a sé. «Mi piacerebbe!» esclamò, tutta entusiasta. Forse molte persone non avrebbero accettato volentieri di combattere contro il proprio ragazzo o ragazza, ma per Alice le lotte erano una parte importantissima della propria vita e non perdeva mai l’occasione di misurarsi con chiunque le capitasse. Poi Malo aveva comunque grande esperienza, con i Pokémon, quindi di sicuro quell’esperienza sarebbe stata molto utile sia a lei che ai suoi Pokémon.
    «Prometto di non esagerare e di andarci piano, con te» aggiunse poi, inaspettatamente, con un’espressione vagamente maliziosa e divertita, che molto raramente si poteva vedere sul suo volto.
    Soffocò una risata nell’immaginare la reazione di Malo a quelle parole, mentre continuava a camminare per le vie della città.
    «Scommetto che a lui piacerebbe. E sarei curioso di vedere cosa sa fare»
    A quelle parole, la biondina tornò un po’ più seria e si limitò ad annuire perché, in fondo, non c’era molto altro da dire: che quello Zoroark amasse combattere era più che evidente: lo aveva notato durante i numerosi allenamenti che avevano fatto in tutto quel tempo che erano stati insieme e forse sì, era arrivato il momento di dargli una possibilità anche in uno scontro ufficiale. Inoltre, Alice sperava che magari in televisione il suo vecchio padrone lo avrebbe visto e sarebbe venuto da lei per riprenderselo. Quel pensiero le strinse un po’ il cuore, ma Alice si costrinse a non essere egoista: anche se si era affezionata a quel Pokémon, non era giusto pensare di tenerlo con sé. Sembrava che non l’avesse mai nemmeno sfiorata il pensiero che il suo padrone potesse vivere in un’altra regione, che non volesse più tenerlo con sé o – peggio – che fosse morto. Alice era una ragazza estremamente ottimista.
    All’altra domanda di Malo, la ragazza rispose scuotendo il capo. «No, in realtà. E mi stupisce perché so che gli Zoroark non perdono occasione per cambiare forma o creare illusioni con cui imbrogliare gli altri, ma forse questo è dovuto al suo carattere molto tranquillo, chi lo sa» si voltò per un attimo a osservare il Pokémon che li stava seguendo silenziosamente e che si guardava attorno con un pizzico di curiosità. Di tanto in tanto, teneva gli occhi fissi su Malo, soprattutto quando parlava, come a volerlo studiare attentamente.
    « ... davvero?»
    A quella domanda, si limitò ad annuire, ma senza aggiungere altro. Di sicuro avrebbero avuto il tempo di parlare ancora del libro più tardi, magari in biblioteca o al tavolo di un bar, anche perché per il momento quel negozio attirava moltissimo la sua attenzione. Gurdandolo meglio, sembrava antico: probabilmente era una delle botteghe storiche di Virgo Town e chissà da quanto tempo si trovava lì. Era incastrato letteralmente fra due palazzi che sembrava quasi volessero inglobarlo, ma senza successo. l’ingresso aveva due porte di legno spesso e scurito dal tempo a cui erano appesi abiti e accessori di ogni tipo.
    L’interno era estremamente caotico, ma colorato e allegro e Alice iniziò ad aggirarsi per gli scaffali con gli occhi spalancati e la meraviglia nello sguardo. La proprietaria era una signora dall’aria bonaria che li salutò con un sorriso e poi tornò a concentrarsi sulle parole crociate che aveva in mano. Probabilmente non si era accorta che tre quarti della roba che aveva in negozio non si indossava più da quarant’anni.
    Avvicinandosi a Malo, Alice soffocò a stento una risata. «Sono bellissimi»commentò, probabilmente anche solo per il gusto di vedere la reazione di Malo. «Dovremmo proprio provarceli» non riusciva a stare seria, ovviamente, era letteralmente impossibile.
    Alice scoppiò silenziosamente a ridere, quando la proprietaria del negozio gli propose esattamente la stessa cosa che gli aveva proposto lei tre secondi prima. Cercò di girare la testa per nascondere il volto alla donna, mentre sentiva i crampi allo stomaco per lo sforzo di ridere in silenzio. Non era mica facile.
    «Dai, su, me lo metto anche io» aggiunse, con un po’ di fatica, mentre cercava di mantenere ferma la voce. Immaginava che se si fossero presentati ridicoli in due la cosa sarebbe stata meno imbarazzante per Malo. E poi si divertiva un mondo a provare vestiti così assurdi.
    Anche lei afferrò il completo hippy che si trovava accanto a quello provato da Malo e si avviò verso i camerini, mentre lo Zoroark passeggiava per il negozio osservando gli oggetti esposti con curiosità, ma seguito a vista dalla proprietaria, probabilmente preoccupata che quel Pokémon potesse rovinare qualcosa.
    I camerini erano solo due, uno attaccato all’altro: a dire la verità, erano più due buchi ricavati nel muro e nascosti da due tende a fiori, ma non fossilizziamoci sui dettagli.
    «Peccato che non ci sia anche una parrucca per te» commentò Alice, chiudendo la tenda e togliendosi la maglietta, sicura che alla fine di quella giornata Malo l’avrebbe abbandonata perché si divertiva troppo a prenderlo in giro.
    «Comunque credo di aver visto anche una cosa che ti potrebbe piacere. Dopo te la mostro» aggiunse ora, più bonariamente, facendo capolino dal camerino con solo la testa e un’espressione divertita e allegra allo stesso tempo.
    Non ci mise molto a cambiarsi: mettersi quella roba non era affatto complicato. Il gilet, i pantaloni e la maglietta erano davvero molto larghi – sia come stile sia perché probabilmente erano almeno un paio di taglie più grandi di quella di Alice – e non richiedevano chiusure particolari. Alla fine, Alice uscì dal camerino vestita di tutto punto, persino con una fascia tra i capelli lunghi lasciati sciolti. Una vera hippy, insomma.
    «Ci sei?» chiese, letteralmente impossibilitata a nascondere la curiosità di vedere Malo con quella mise ridicola. Non era un ragazzo che si tirava indietro di fronte alle sfide, ma evitava il più possibile di trovarsi in situazioni imbarazzanti e le rare volte che capitava, Alice era contenta di vederlo sbottonarsi un po’, soprattutto di fronte a lei.
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    Con una punta di sorpresa Alice parve piuttosto entusiasta all'idea di lottare contro di lui, anche se in fin dei conti Malo avrebbe dovuto aspettarselo. Se c'era una cosa che aveva capito degli allenatori era che non inporta che aspetto o età avessero o in che situazione si trovassero, non rifiutavano mai una lotta. Mai. E un po' Malo poteva capirlo, anche lui non si tirava indietro di solito se c'era da menare le mani(ok magari la situazione era un po' diversa), ma con gli allenatori la cosa sfiorava dell'assurdo.
    Era abbastanza convinto che scattasse qualcosa nella mente degli allenatori quando sentivano la parola "allenamento".
    Al "prometto di non esagerare" il piscesiano sorrise leggermente, pensando alla lotta dell'allenatrice contro Drake e vedendosi già stracciato.
    « Posso stare un po' piu' tranquillo, ora.» commentò, ritrovandosi tuttavia dopo un attimo a pensare ai vari Pokémon dell'allenatrice.
    Non gli era piaciuto farlo, ma da quando aveva visto il distintivo da collaboratrice della Polizia un paio di volte si era ritrovato a elaborare varie strategie contro la squadra di Alice. Se non come sconfiggerli, almeno come bloccarli o ostacolarli.
    E davvero non aveva mai cambiato forma? Quello era davvero strano; Malo inarcò un sopracciglio e si voltò a fissare lo Zoroark-che lo stava a sua volta scrutando- con aria perplessa, quasi a chiedere al Pokémon come mai.
    « Forse... non ha mai imparato a farlo?» chiese, un po' dubbioso.
    Entrati nel negozio Alice non ci mise molto a dare manforte alla proprietaria e a insistere perchè provasse quei vestiti ridicoli; dopo un po' Malo infine cedette, rassegnandosi ad entrare nel camerino per cambiarsi. Non ci mise molto, quella roba era così larga e svolazzante che quasi temeva gli sarebbe scivolata di dosso mentre la indossava. Per non parlare di tutte quelle... frange...? Cose che sembravano tagliuzzate sulla giacca, insomma.
    Il ragazzo finì di vestirsi ed uscì dal camerino, un po' riluttante. La proprietaria lo osservò per un attimo- la canotta bianca, i tatuaggi visibili sugli avambracci, i pantaloni psichedelici e annuì tutta convinta.
    « Oh però, ti stanno bene. Questi erano all'ultima moda a Virgo qualche decennio fa, c'era stato un mix tra gli stili di Virgo e Taurusville, peccato non sia mai piu' successo...» commentò.
    Ah ecco, quello spiegava un sacco di cose, come il connubbio tra vestiti da cowboy e motivi a fiori. Erano piu' o meno letteralmente le due cose piu' lontane dal suo animo di piscesiano, la cosa gli faceva quasi male fisico.
    « ... meno male.» borbottò Malo guardandosi allo specchio, prima di vedere Alice.
    ... ecco, a lei stavano decisamente meglio, invece.
    Anche se, forse era il mix di vestiti, capelli biondi raccolti e occhi azzurri, ma...
    « Sembri un po' Susanna.» commentò, pensando alla capopalestra di Taurusville. Dopo un attimo pensò che forse Alice poteva pensare che per lui la frase fosse un insulto, e si affrettò ad aggiungere...
    « ... non ti sta male, insomma-» borbottò, lanciando un'altra occhiata alle loro immagini riflesse, segretamente felice che nessuno lo avrebbe mai visto in quei vestiti.
    La proprietaria nel frattempo si era avvicinata di soppiatto alle sue spalle e gli piantò in testa un enorme cappello da cowboy rosso al grido di "prova anche questo, ci sta benissimo!".
    Malo afferrò il cappello, seccato.
    « Senta signora, io sono di Pisces...»
    « Ah, ma davvero?» fece quella, letteralmente illuminandosi.
    « Vuoi provare qualche bandana? Ho intere collezioni di bandane che stanno a prendere polvere qui da secoli, nessuno le vuole...» attaccò. Malo si voltò a fissare Alice prima che la signora cercasse di rivendere loro l'intero negozio per una volta che aveva clienti.
    « Cos'è che volevi mostrarmi?» chiese, momentaneamente dimenticatosi del cappello e dei vestiti ridicoli.
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    La biondina soffocò una risata divertita: non si sentiva certo una campionessa, ma si rendeva conto senza alcuna difficoltà di essere migliorata moltissimo, nel tempo, e la lotta contro Drake ne era un esempio. Faceva un po’ la sbruffona con Malo per il puro gusto di prenderlo un po’ in giro, niente di più. Non era sicura di come sarebbe andata a finire una lotta fra loro due, effettivamente. Prima o poi si sarebbero messi alla prova… era curiosa. Malo non era un allenatore vero e proprio, ma aveva un rapporto molto stretto con i propri Pokémon e inoltre viveva con loro situazioni estremamente difficili che di sicuro li avevano rafforzati e aveva saldato ancora di più il loro legame. Chissà cosa sarebbe successo, non vedeva l’ora di scoprirlo.
    Per il momento, però, diciamo che la loro attenzione era rivolta a tutt’alto, di eguale importanza (?) e che per un po’ la questione “lotta e allenamento” poteva essere messa da parte. Alice decise anche di non rispondere alla domanda di Malo sullo Zoroark… semplicemente perché non sapeva cosa rispondere. Fra tutti i Pokémon della sua squadra, quello era di sicuro il più particolare e lei ancora non aveva capito in che modo rapportarsi con lui. Sperava che con il tempo il loro rapporto sarebbe migliorato. Per il momento, aveva deciso di prendere la questione con estrema calma, sia per non mettere fretta a lui, sia per abituarsi all’idea che probabilmente la Polizia non avrebbe mai trovato il suo Allenatore originale.
    I camerini (se camerini si potevano chiamare) erano l’uno accanto all’altro e Alice – mentre si cambiava – poteva letteralmente sentire la perplessità (e il vago disgusto (?)) di Malo mentre cercava di capire come indossare quei vestiti.
    Né lei, né il piscesiano ci misero molto a cambiarsi: riemersero entrambi dai camerini con l’aspetto di due veri abitanti degli anni settanta e Alice non poté fare a meno di ridere, nel vederlo così. Le frange e i pantaloni a zampa d’elefante su Malo erano così sbagliati da risultare assolutamente comici. Per non parlare del fatto che tutto l’abbigliamento strideva moltissimo con i tatuaggi che il ragazzo aveva addosso… soprattutto con quello del cappio attorno al collo (Alice si sforzò a non fissare troppo gli avambracci lasciati scoperti dal gilet, però. Forse era l'unica cosa decente di quei vestiti). Sembrava un teppista che si era buttato in una cesta di abiti usati in un mercatino e ne era riemerso poco dopo (?).
    Non ebbe il cuore di contraddire quella poveretta della proprietaria. Probabilmente loro erano gli unici clienti da molto tempo che avessero deciso di assecondare le sue nostalgie e si limitò ad annuire, come per darle ragione, mentre sotto sotto tratteneva le risate.
    « ... meno male.»
    Al commento di Malo la sua determinazione venne messa a dura prova, tanto che dovette voltarsi per un attimo e nascondere il volto, camuffando una risata con un colpo di tosse, per evitare di scoppiare del tutto. Non sarebbe stato affatto carino nei confronti della signora, proprio no.
    «Bisogna ammettere che i colori sono… audaci» commentò, trovando con vaga difficoltà un aggettivo che non fosse offensivo.
    «Come?» si ritrovò poi a ridere, alle parole di Malo, mentre si voltava verso lo specchio e si osservava per la prima volta in quei nuovi panni. «Ma no, lei è più alta e più…» si passò le mani sopra il seno e i fianchi, come a indicare quali fossero le principali differenze tra loro (?) e che Malo forse era reso un po’ cieco dall’amore (??) perché, insomma, la capopalestra di Taurusville per quanto rozza era una vera bellezza ed era ammirata e desiderata da buona parte della popolazione maschile (e femminile) di Owari.
    «Insomma, lei è un vero schianto, come dite voi maschietti» rise ancora, coprendosi la bocca con una mano per nascondere il divertimento e anche un pizzico di imbarazzo.
    «Ma grazie per il complimento» concluse, tenendoci comunque a fargli sapere che aveva apprezzato il gesto, mentre si pavoneggiava appena con quei vestiti, agitando la giacchetta piena di frange che aveva addosso. «Se posso essere sincera, invece a te questi vestiti stanno malissimo, ti preferisco con i tuoi soliti abiti, ma non dirlo alla proprietaria. Ho paura che si offenda» una luce divertita negli occhi, avvicinandosi a Malo per sussurrargli quella frase nell’orecchio in modo da non farsi sentire dalla donna.
    L’attimo dopo, lo attirò gentilmente a sé per farlo avvicinare, prendendo il Poké Gear per scattare un selfie. Si ritrovò addirittura a calarsi talmente nella parte da rivolgere all’obiettivo il simbolo della pace. Naturalmente, non avrebbe accettato obiezioni da parte di Malo. «Tranquillo, come le altre foto, non la vedrà nessuno» rise, richiudendo il telefono.
    In effetti era vero: aveva un sacco di scatti fatti insieme e molte foto di Malo che conservava gelosamente nel Poké Gear e che non avrebbe mai mostrato a nessuno.
    Comunque, il colpo di grazia arrivò quando la proprietaria si allontanò un attimo solo per tornare con un enorme cappello da cowboy che voleva a tutti i costi far provare a Malo. Insomma, ad Alice faceva male la pancia nel tentativo di non scoppiare a ridere.
    Approfittò della domanda di Malo per sottrarsi a quella piccola tortura (?) e annuì, facendo cenno alla signora di aspettare, che sarebbero tornati subito.
    «Ah, sì. L’ho visto prima quando siamo entrati» affermò, dirigendosi verso gli scaffali e affacciandosi sui vari ripiani. Non ci volle molto perché, da dietro un mobile, spuntasse lo Zoroark con un oggetto in mano.
    «Eccolo! Oh, sei stato bravo» ringraziò il Pokémon, sorridendo. «A quanto pare, sta imparando a conoscerti» affermò verso Malo, voltandosi nella sua direzione e porgendogli un cappello.
    Era un bell’oggetto, dall’aria vissuta, un tricorno di pelle scura leggermente consumato ai bordi e con qualche alone di acqua di mare. Sui due lati della testa, c’erano due bottoni dorati, resi opachi dal passare degli anni. Era estremamente semplice, ma era chiaramente di ottima fattura e nonostante il tempo, era in ottime condizioni: si vedeva che era di ottima qualità.
    Alice si alzò in punta di piedi per metterglielo sulla testa.
    «Ecco, questo ti sta decisamente meglio» affermò, ridendo piano. «Lo potrai mettere quando guiderai il tuo veliero» concluse, espressione soddisfatta e – ammettiamolo – aria vagamente persa nel guardare Malo. Come poteva fare? Era troppo bello.
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    Con qualsiasi altra persona se si fossero messi a ridere davanti a lui Malo se la sarebbe presa; odiava essere l'oggetto di scherno di qualcuno o sapere di aver appena fatto una qualche figuraccia. Con Alice tuttavia non era assolutamente in grado di farlo, forse perché in fondo sapeva che Alice non avrebbe mai riso di lui, ma solo con lui su qualcosa.
    E quei vestiti oggettivamente erano già ridicoli di loro, l'effetto era solo accentuato dal contrasto del vederli addosso ad... beh, ad uno come lui. Anche se Malo era piuttosto sicuro che era impossibile far indossare quei vestiti a chiunque senza sembrare ridicolo. Sul serio, chi in teoria indossava quella roba seriamente, anni fa?
    « Per curiosità... davvero a Virgo giravano con questa roba?» chiese alla proprietaria, che stava frugando in un cesto di roba varia alla ricerca di chissà che altro.
    « Ma certo! Le mode sono cosa seria, a Virgo!» replicò quella, sorpresa.
    « E' durata pochissimo ma in quel periodo tutti si vestivano così. C'erano perfino accessori per Pokémon, se ne volete!» aggiunse, ormai alla disperata ricerca di qualcuno a cui sbolognare quegli articoli che altrimenti non avrebbe mai venduto.
    Malo, suo malgrado, si ritrovò a cercare di immaginare un membro qualsiasi della sua squadra con un cappello da cowboy o un fazzoletto rosso con fiorellini al collo e rabbrividì.
    « ... no, i miei Pokémon sono, umm... allergici.» borbottò in risposta. Alice nel frattempo parve sorpresa dal suo commento, voltandosi nuovamente a scrutarsi verso lo specchio. Malo non impiegò molto a capire cosa intendeva dire la biondina, che la Capopalestra di Taurusville era molto più alta e... formosa.
    « Vabbè, e allora? E' pure strabica se per questo. Ci hai mai fatto caso?» aggiunse con una risatina, quasi soddisfatto, come se in qualche modo trovare un difetto alla (povera) Capopalestra di Taurusville confermasse implicitamente la superiorità di Pisces. Il loro Capopalestra non era mica strabico, no?
    « Potrà anche essere uno 'schianto', ma è... una bellezza diversa, la tua.» aggiunse dopo un attimo, con una punta di imbarazzo. In qualche modo stava cercando di dire che a lui non importava chi avesse le tette piu' grosse o il fisico piu' formato tra le due.
    Scoppiò a ridere alla brutale sincerità di Alice, cercando poi di dissimulare la cosa con un finto colpo di tosse quando la proprietaria si voltò a guardarli, perplessa.
    « Lo so. Meglio toglierceli il prima possibile.» ribattè. Se avesse conosciuto Alice da meno tempo (o se fosse stato qualcun altro) si sarebbe opposto al farsi un selfie conciato a quel modo, ma ormai sapeva che Alice non avrebbe mostrato quelle foto a nessuno custodendole gelosamente nel suo Pokégear.
    L'oggetto misterioso si rivelò essere un tricorno, un bel cappello di buona fattura e senza ombra di dubbio originale. Era un oggetto che qualcuno aveva usato per anni, magari proprio qualcuno di Pisces, non una qualche scialba imitazione prodotta in serie in una fabbrica, ed era un po' dubbio il lecito di come fosse finito lì. Malo lanciò un'occhiata alla sua immagine riflessa una volta indossato il cappello; per gli abitanti di Pisces quel cappello aveva un significato particolare, un simbolo di potere e status sociale.
    « E' bellissimo ma.... non so se potrei mai indossarlo.» commentò, sfilandoselo e osservandolo da vicino, rigirandolo per sbirciare anche all'interno e cercare un qualsiasi segno identificativo. Una iniziale ricamata, o qualcosa del genere.
    « Lo indossano solo i Capitani della Flotta, non credo arriverei mai a quel livello.» spiegò con una breve risata, continuando a rigirarsi il cappello tra le dita.
    « Però... magari nel frattempo posso tenermelo da parte?» propose con un sorrisetto, era evidente che una parte di lui volesse davvero quell'oggetto.
    « Prendiamo questo.» aggiunse alla signora, che parve contenta di aver venduto almeno qualcosa.
    « Siete proprio sicuri di non volere anche l'altro cappello...?»
    « Signora, per l'ultima volta... no.» ribattè, ormai esausto. Una parte di lui era felice di uscire da quella sorta di buco nero di oggetti fuorimoda invendibili.
    « Avevamo detto... la biblioteca, giusto? O vuoi vedere altro, prima?»
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    Era contenta di avere un’altra foto insieme a Malo, per di più così divertente: non era raro che Alice – la sera, quando si trovava da sola in una stanza d’albergo – si mettesse a riguardare tutti i momenti che aveva passato insieme a lui, ridendo e provando una piccola fitta di tristezza nel rendersi conto che probabilmente non avrebbero mai potuto vivere la loro storia normalmente, a causa del lavoro di Malo. Insomma, non era certa che i suoi capi avrebbero mai approvato che stesse con qualcuna, perché lo avrebbe distratto dal lavoro e, sebbene Alice avesse detto che non le importava, ogni tanto le sarebbe piaciuto poter uscire più “allo scoperto”, senza troppa paura e senza troppi sotterfugi. Ma, come ogni volta che le venivano in mente quei pensieri, anche quella volta si limitò a dirsi di avere pazienza e che l’importante per lei era stare insieme.
    Mise via il Poké Gear con un sorriso stampato sul volto che sii allargò quando la proprietaria del negozio rispose con entusiasmo alle parole di Malo. Per Alice quei vestiti non erano così strani, perché aveva letto diversi libri di storia e sapeva qual era la moda di Virgo nel secolo scorso, ma non poté fare a meno di ridacchiare piano, anche se sperò che la donna non l’avesse sentita.
    Alla fine, decise che – per quanto quegli abiti fossero estremamente divertenti – era tornato il momento di indossare dei vestiti più normali e si voltò verso il camerino per entrare a cambiarsi. Poco ci mancò che inciampasse, alle parole di Malo indirizzate a Susanna: si voltò verso di lui, lo guardò con aria incredula, poi dovette fare uno sforzo gigantesco per non scoppiare a ridere. No, insomma, non poteva certo essere divertita per un insulto così esplicito a quella povera ragazza (che, invero, era strabica sul serio). Però, insomma, non era certo facile.
    «Malo, sei perfido!» esclamò, provando ad assumere la sua espressione più incredula che venne purtroppo resa meno realistica dall’evidente sforzo che stava facendo per non scoppiare a ridere. Cielo, era così che era diventata, frequentando Malo? (?) L’aveva influenzata così tanto? (??)
    Fortuna che Malo comunque non conoscesse la passione per i mercatini vintage di Drake.
    Il divertimento scomparve rapidamente, nel sentire le successive parole del ragazzo. Alice aveva smesso di arrossire per qualsiasi cosa, ma in quel momento non poté farne a meno: quello che aveva detto Malo le aveva fatto davvero molto piacere e non riuscì a non vergognarsi un pochino. Si guardò un attimo intorno, per assicurarsi che la proprietaria non li guardasse, poi con un gesto veloce si mise davanti a Malo alzandosi appena in punta di piedi e gli sfiorò piano le labbra con un bacio leggerissimo e velocissimo… cosa che ovviamente la fece arrossire ancora di più nemmeno a dirlo.
    Tornarono a ridere, quando decisero che quei vestiti a Malo stavano davvero male e che era arrivato il momento di toglierli.
    «Lo indossano solo i Capitani della Flotta, non credo arriverei mai a quel livello.»
    «Non è vero, e lo sai» replicò Alice, quando lo Zoroark tornò con quel tricorno che avevano notato appena entrati nel negozio. «Diventerai importantissimo e avrai un vascello tutto per te» annuì con convinzione, come a fargli vedere che era davvero sicura di quello che stava dicendo.
    Sorrise, quando Malo decise di tenere comunque il cappello. «E allora navigherai con questo cappello meraviglioso e che ti sta benissimo» concluse, ridendo, prima di infilarsi nel camerino e finalmente decidere di cambiarsi.
    I vestiti – per quanto non le dispiacessero, almeno su di lei – avevano iniziato a pizzicarla un po’ dappertutto: evidentemente, in quell’epoca non si preoccupavano molto che i tessuti fossero comodi e indossabili senza alcun problema.
    In cassa, Alice fu più veloce di un fulmine (?) e pagò lei il tricorno, senza voler sentire alcuna protesta da Malo: era il suo regalo per il suo nuovo vascello (?) non poteva rifiutare.
    «No, la biblioteca va benissimo!» esclamò, fin troppo entusiasta al pensiero di rinchiudersi in un edificio pieno di libri. «Quella di Virgo Town è così bella, non vedo l’ora di fartela vedere» disse ora, con gli occhi che le brillavano, mentre uscivano dal negozio con la signora che aveva tentato per l’ultima volta di vendere loro un’altra delle sue cianfrusaglie.
    «Tempo fa, mentre guardavo tra gli scaffali, ho trovato una cosa interessante, vieni» e lo prese per mano, trascinandolo (per quanto uno scricciolo come lei potesse trascinare uno con il fisico come quello di Malo) sulla via principale della città, diretta verso la biblioteca.
    Era un edificio imponente, ma – a differenza di molti di quelli presenti a Virgo – riusciva a mantenere una certa semplicità che lo faceva quasi passare inosservato rispetto a tutte le altre costruzioni della città. Era elegante, ma non pacchiano ed era pieno di vetrate che rendevano l’ambiente luminoso, accogliente e confortevole.
    Ad Alice sembrò di rivedere una vecchia amica e non esitò nemmeno un attimo ad avviarsi verso l’ingresso, anche se prima di entrare si rivolse verso lo Zoroark, facendolo rientrare nella Poké Ball. «Chiedono di far rientrare i Pokémon nelle sfere, se non sono necessari. Preferiscono essere sicuri. E ovviamente quelli di Fuoco e di Acqua non possono uscire a meno che non abbiano un’autorizzazione speciale» insomma, era giusto stare attenti, con tutti quei libri.
    All’ingresso, vennero accolti da una ragazza con gli occhiali che li salutò con un sorriso e – prima di inoltrarsi nell’edificio – Alice si prese un momento per guardare il posto.
    Era un ambiente enorme, pieno di scaffali stracolmi di libri, pieno di tavoli dove potersi mettere a leggere e pieno anche di panche per chi veniva lì per rilassarsi. Era quasi un labirinto: mobili su mobili in ogni dove e moltissimi angoli dove potersi rifugiare per starsene in pace da soli. La biblioteca era composta da tre piani, tutti luminosi ed estremamente spaziosi e alcuni addetti si trovavano in cima a delle scale a parete per recuperare dei libri sull’ultimo ripiano di alcuni scaffali.
    «Allora, che ne pensi? Impressionante, no?» domandò, verso Malo, sicura che – nonostante il ragazzo non fosse un grande frequentatore di biblioteche – riuscisse a riconoscere senza troppi problemi la bellezza di quel posto.
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    Malo sogghignò alle parole di Alice quando fece notare il caso di strabismo della Capopalestra di Taurusville. Nonostante il tono di rimprovero dell'allenatrice (e fa bene, non si dicono ste cose Malo) era evidente che la bionda stava cercando di non ridere, forse più per la sorpresa del commento improvviso dell'altro che non dell'affermazione in sè.
    « Ma è vero!» borbottò in risposta. E no, era decisamente meglio che Malo non scoprisse mai alcuni dettagli sulla vita di Drake, come il non reggere l'alcool o il fatto che metà dei raffinati mobili sulla sua nave non erano stati vinti in epiche battaglie navali e razzie ma comprati a svariati mercatini dell'antiquariato.
    Gli sarebbe crollato un mito e un sostituto della figura paterna e probabilmente non sarebbe stato in grado di reggere il colpo(?).
    Decisamente più sorpreso fu quando Alice decise di dargli un rapidissimo e leggero bacio sulle labbra in risposta alle sue parole; sapeva benissimo quanto la ragazza non amasse le dimostrazioni di affetto in pubblico e cosa ne pensava al riguardo, quindi un gesto del genere, proprio da Alice, era ancora piu' sorprendente.
    E poi c'era il piccolo dettaglio del fatto che si era dovuta alzare in punta di piedi per arrivarci; cioè, praticamente aveva quasi fatto un piccolo saltello, ma quanto era adorabile come cosa?
    Rispose con un sorrisetto tra il compiaciuto e l'intenerito al rossore evidente sulle guance dell'altra e le strinse rapidamente la mano in risposta.
    « Non so... ormai sono stato via da Pisces per parecchio tempo.» commentò in risposta, tono un po' sognante. Capitano della Flotta... sembrava una sorta di sogno lontanissimo, impossibile. Ricordava bene ciò che aveva detto Drake dopo la Notte delle Forche, ma non voleva nemmeno farsi illusioni. Diventare capitano della flotta aveva anche una certa connotazione politica nella città, e c'erano decine di persone migliori per quel compito di lui, o almeno questa era la sua impressione.
    Cercò inutilmente di protestare quando vide Alice pagare per il tricorno ma alla fine dovette arrendersi e lasciar pagare lei.
    Usciti finalmente dal negozio (con la signora almeno felice di aver venduto qualcosa), si lasciò condurre da Alice lungo le vie della città fino alla biblioteca. Una parte di lui era curiosa di cosa avesse trovato Alice da fargli vedere, un'altra invece provava una punta di curiosità verso l'edificio in sè, anche perchè era più o meno letteralmente la prima volta che metteva piede in una biblioteca in vita sua.
    L'edificio, doveva ammetterlo, era imponente, dalle grandi vetrate che riempivano di luce i tanti piccoli corridoi creati dagli scaffali, invitando a leggere.
    Mentre entravano si tenne dietro Alice, quasi aspettandosi di venire fermato e di non poter entrare per un qualsiasi motivo, ma la ragazza alla reception si limitò ad accoglierli con un sorriso cortese.
    Una volta messo piede all'interno, si fermò un attimo ad ammirare la scena.
    C'erano... tanti libri. Scaffali ripieni di libri fino al soffitto e su svariati piani, raggiungibili solo tramite apposite scale di legno che scorrevano lungo lo scaffale. Che era... ovvio, alla fine, era una biblioteca, era il suo compito essere piena di libri, no?
    Però un conto era saperlo così, astrattamente, un altro vederlo con i propri occhi.
    Ogni singolo libro lì dentro conteneva chissà quante pagine di storie, trattati, diari, biografie, saggi filosici o scientifici... per Malo, che aveva praticamente appena iniziato a leggere da pochissimo, quella considerazione lo riempì di un misto di emozione e... paura.
    Era come se per la prima volta si fosse reso conto di quante cose si potevano scrivere sui libri, di quante cose di cui non aveva la benchè minima idea ci fossero racchiuse in quelle copertine colorate.
    Lui ci aveva messo mesi a finire di leggerne uno, come faceva la gente a entrare lì dentro e non sentirsi schiacciata dal sapere che probabilmente non sarebbe bastata loro una vita intera per leggere tutti quei libri?
    Come facevano a scegliere cosa leggere?
    « E'... impressionante, sì.» commentò dopo un attimo, un po' stordito mentre ancora osservava gli scaffali.
    «... non saprei nemmeno da dove iniziare a guardare.» aggiunse, ed era vero.
    Guardando meglio, era evidente che gli scaffali erano suddivisi per genere, dai romanzi alla saggistica alle opere biografiche e resoconti storici, fino a passare a libri su argomenti piu' tecnici come manuali e guide sugli argomenti piu' disparati.
    « Tu come fai a... decidere cosa leggere?» chiese dopo un po' mentre muoveva i primi passi un po' esitanti verso lo scaffale piu' vicino.
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